I Romani, al pari di altri popoli antichi, alla stregua degli Ebrei, degli Egizi, dei Greci, erano severissimi nei confronti dei debitori insolvibili. Secondo le Leges XII Tabularum, trascorsi invano i triginta dies iusti , dopo la iudicatio, il creditore poteva trascinare in iure il debitore insolvente, compiendo la legis actio per manus iniectionem .
Se il debitore non pagava né prestava garanti, il magistrato pronunciava l’a d d i c t i o dell’obligatus all’attore: in altre parole il creditore era autorizzato a tradurlo nel suo carcere privato e a tenerlo incatenato con l’obbligo di nutrirlo e il diritto di condurlo a tre mercati consecutivi (trinus nundinis continuis) in cerca di chi lo riscattasse e, mancando il riscatto, poteva metterlo a morte o venderlo come schiavo trans Tiberim .
Nel 362 a.C. (?), come afferma Tito Livio , una sommossa popolare, provocata dal continuo susseguirsi di terribili atrocità di cui erano vittime i debitori insolventi, portò all’emanazione della Lex Poetelia Papiria de nexis , che, ponendo il principio per cui la vera garanzia dei creditori doveva ricercarsi nel patrimonio e non nella persona del debitore, “pecuniae creditae bona debitoris, non corpus obnoxium esse” , addolcì il regime antecedente.
Pur tuttavia furono attenuate, ma non soppresse le conseguenze del nexum: infatti la legge stabilì soltanto ‘che non si potesse procedere più, per debiti, all’imprigionamento materiale in nervo aut compedibus con le angherie fisiche che ne seguivano, al di fuori della fattispecie dell’addictio da parte del pretore’.
Varrone, nella sua opera De lingua Latina, scritta tra il 47 ed il 45 a.C., ci informa che la ‘dissolutio’ dei ‘nexi’ era applicabile a tutti coloro ‘qui bona copia iurarunt’, ossia a tutti coloro che avevano prestato una solenne promessa giurata di ‘aver pagato abbastanza’ , di aver soddisfatto il creditore (con tutte le conseguenze derivanti da un falso giuramento).
La lex in argomento dovette avere una notevole importanza, anche se è lecito pensare ad una eccessiva enfatizzazione nelle parole di Livio: “aliud initium libertatis” e “mutatum … ius” .
Infatti già prima della riforma abrogatrice si erano avuti mutamenti politici, sociali e soprattutto economici per i quali la pratica del nexum aveva perso gran parte della sua utilità e, secondo la tesi del Peppe , fu proprio l’evoluzione dell’addictio, compiutasi nella prima metà del IV secolo a.C., ad aver determinato il superamento dell’ormai obsoleto istituto del nexum.
Il vero valore della lex fu nella “trasfigurazione del concetto giuridico di obligatio” : la Lex Poetelia Papiria segnò il colpo di grazia della primordiale concezione di obligatio e il preludio di una nozione di obbligazione in senso nuovo e moderno, quale rapporto giuridicamente ideale.
Nell’epoca del Principato essa assunse definitivamente carattere patrimoniale e funzione commerciale .