Ci sarà un nuovo processo per il caso di Eluana Englaro la ragazza in stato vegetativo da 15 anni a seguito di un incidente stradale.
Così ha stabilito la Corte di Cassazione, con la sentenza n. 21748/07, pronunciandosi sul ricorso presentato dal padre di Eluana avverso la sentenza della corte di Appello di Milano che aveva detto no al distacco del sondino artificiale per l’alimentazione della ragazza. Precisando che “l’idratazione e l’alimentazione artificiali con sondino nasograstrico non costituiscano in sé, oggettivamente una forma di accanimento terapeutico, pur essendo indubbiamente un trattamento sanitario, gli Ermellini hanno affermato è possibile interrompere il trattamento nella ricorrenza di due circostanze concorrenti: : a) la condizione di stato vegetativo del paziente sia apprezzata clinicamente come irreversibile, senza alcuna sia pur minima possibilità, secondo standard scientifici internazionalmente riconosciuti, di recupero della coscienza e delle capacità di percezione; b) sia univocamente accertato, sulla base di elementi tratti dal vissuto del paziente, dalla sua personalità e dai convincimenti etici, religiosi, culturali e filosofici che ne orientavano i comportamenti e le decisioni, che questi, se cosciente, non avrebbe prestato il suo consenso alla continuazione del trattamento”.”Ove l’uno o l’altro presupposto non sussista- chiarisce la Corte- deve essere negata l’autorizzazione, perché allora va data
incondizionata prevalenza al diritto alla vita, indipendentemente dalla percezione, che altri possano avere, della qualità della vita stessa”