Il mutuo a tasso variabile ha un tasso di interesse che non rimane fisso, ma è condizionato dall’andamento di alcuni indici economici di riferimento indicati nel contratto di mutuo. L’ammontare del tasso variabile deriva dalla somma di due parametri:
1) il tasso Euribor (Euro Interbank Offered Rate), ovvero il tasso delle operazioni finanziarie tra le banche, determinato a livello mondiale da un gruppo di oltre 50 banche.
2) lo spread, che rimane fisso per tutta la durata del mutuo, indica il margine di guadagno della banca per l’erogazione del servizio e varia a seconda dell’istituto finanziario considerato.
Il tasso Euribor è soggetto a variazioni ed il suo valore viene ricalcolato periodicamente (la rilevazione può avvenire ogni 1, 3, 6 o 12 mesi): sulla base delle scadenze incluse nel contratto di mutuo, la banca prende atto del valore di questo tasso e provvede ad aggiornare l’entità delle rate residue.
Per i mutui a tasso variabile è assolutamente indispensabile conoscere la distinzione tra tasso d’ingresso e tasso a regime. Il tasso d’ingresso è un tasso d’interesse fisso che la banca può applicare nel corso dei primi mesi o anni del mutuo; il tasso a regime è il tasso di interesse effettivo nei mutui a tasso variabile, quello che segue il tasso d’ingresso e che viene calcolato come somma dell’Euribor e dello spread. Nel momento in cui si sceglie un mutuo a tasso variabile, diviene quindi opportuno assicurarsi che il tasso di interesse reclamizzato sia quello “a regime”, e non quello d’ingresso.
Un mutuo a tasso di interesse variabile consente al mutuatario di beneficiare di una rata iniziale inferiore rispetto a quella prevista da un mutuo a tasso fisso; tuttavia, eventuali cambiamenti a livello del mercato monetario possono determinare un aumento del tasso di interesse e, quindi, delle rate da pagare.
Il tasso Euribor a tre mesi (parametro di riferimento per molti mutui variabili) a giugno 2008 ha raggiunto il massimo da fine 2000, attestandosi al 5 per cento.
Ciò significa che le rate del mutuo aumentano, rendendo più difficile per i mutuatari restituire la somma presa a mutuo.
Di recente, il Ministero dell’Economia ha siglato un accordo con l’Associazione Bancaria per la rinegoziazione dei mutui a tasso variabile stipulati prima del 2007 e per le rate in scadenza dal gennaio 2009.
L’accordo raggiunto fra le parti prevede che le banche aderenti propongano ai clienti (circa 1,2 milioni di famiglie) una ristrutturazione tale da ridurre l’importo della rata. Si avrà una rata certa (riportata ai livelli del 2006) e l’eventuale differenza tra l’importo delle nuove rate e quello che il mutuatario avrebbe dovuto pagare viene accantonata in un conto accessorio su cui maturano interessi passivi (tasso Irs a 10 anni maggiorato dello 0,50%). Gli interessi verranno rimborsati con rate aggiuntive.
La rinegoziazione, senza dubbio, darà sollievo a molti, tuttavia non può considerarsi la soluzione migliore per tutti.
La convenienza ad aderire alla rinegoziazione dovrà essere valutata caso per caso.
Infatti, al vantaggio di una rata mensile (o trimestrale) riportata ai livelli del 2006 e che resta invariata fino al termine del piano di ammortamento, si contrappone il rischio di vedere allungare la durata del mutuo.
In proposito, l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, in una segnalazione del 28/05/2008 inviata a Governo e Parlamento, sottolinea che le singole banche e gli intermediari finanziari aderenti alla Convenzione possano autonomamente adottare condizioni e/o strategie commerciali migliori per la clientela, evitando di rendere omogenee le strategie dal lato dell’offerta, eliminando in questo modo ogni incentivo a competere.
Per mantenere gli stimoli concorrenziali, legati al confronto tra più offerte, secondo l’Autorità, è cruciale garantire la surrogazione del mutuo a costo zero, anche per quanto riguarda i costi dei servizi notarili.
Inoltre, l’Autorità precisa che il mutuatario deve essere messo nella condizione di valutare gli effetti della rinegoziazione, tenendo conto non solo dell’abbattimento della rata ma anche del maggior costo legato all’allungamento del prestito iniziale e dei rischi legati alle diverse possibili evoluzioni dei tassi di interesse. Per l’Autorità è fondamentale che vengano redatti fogli informativi sintetici, con le stime dei costi e dei vantaggi attesi in base, ad esempio, ad ipotesi alternative sull’andamento dei tassi e sull’allungamento del finanziamento. Solo in base ad informazioni chiare ed esaurienti il cliente può decidere se cercare soluzioni alternative con la surrogazione del mutuo presso altre banche concorrenti, innescando così positive spinte competitive.
Emiliana Matrone