Che nell’area romana esistesse la pratica degli interessi anatocistici lo apprendiamo da un atto, di carattere per l’appunto straordinario e transitorio, emesso, dal proconsole L. Licinio Lucullo nella provincia dell’Asia Minore, tra il 72 e il 70 a.C.
In proposito, Plutarco scrisse che Lucullo, ridusse il tasso di interesse all’uno per cento, annullò i ‘τόκους’ eccedenti l’ammontare del capitale, statuendo che il creditore non potesse appropriarsi di più di un quarto dei beni del debitore e che colui che avesse aggiunto gli interessi al capitale dovesse subire la perdita del credito .
Con la fine del governatorato di Lucullo le sue disposizione non furono più rigorosamente applicate e al tempo di Cicerone dovette divenire frequente la pratica dell’ anatocismus anniversarius, vale a dire la capitalizzazione degli interessi dovuti e non pagati almeno per un anno.