Il Vaticano: nutrite i malati in coma. Lo stato vegetativo è vita.
Per la Chiesa cattolica è «obbligatoria» la somministrazione di cibo e acqua per chi è in coma, perchè anche se in “stato vegetativo permanente”, il paziente “è una persona, con la sua dignità umana fondamentale, alla quale sono perciò dovute le cure ordinarie e proporzionate, che comprendono, in linea di principio, la somministrazione di acqua e cibo, anche per vie artificiali”.
Tale somministrazione, finalizzata alla conservazione della vita, “è quindi obbligatoria, nella misura in cui e fino a quando dimostra di raggiungere la sua finalità propria, che consiste nel procurare l’idratazione e il nutrimento del paziente”, scongiurando, in tal modo, le sofferenze e la morte dovute all’inanizione e alla disidratazione”.
Il Vaticano, tuttavia, ritiene lecito interrompere alimentazione e idratazione solo in tre casi rarissimi ed “eccezionali”:
1)quando “ in qualche regione molto isolata o di estrema povertà l’alimentazione e l’idratazione artificiali possano non essere fisicamente possibili”; in questi casi, però, “sussistono l’obbligo di offrire le cure minimali disponibili e di procurarsi, se possibile, i mezzi necessari per un adeguato sostegno vitale”;
2)quando “per complicazioni sopraggiunte, il paziente possa non riuscire ad assimilare il cibo e i liquidi, diventando così del tutto inutile la loro somministrazione”;
3)quando “in qualche raro caso” nel quale “l’alimentazione e l’idratazione artificiali possano comportare per il paziente un’eccessiva gravosità o un rilevante disagio fisico legato, per esempio, a complicanze nell’uso di ausili strumentali”.
E’ questa la risposta (approvata da Benedetto XVI, nel corso di un’udienza concessa al prefetto, card. William Joseph Levada) della Congregazione della Dottrina della Fede ad un quesito che la Conferenza Episcopale degli Stati Uniti formulò nel 2005, a pochi mesi dalla morte di Terri Schiavo (31 marzo di quell’anno), un caso che infiammò il dibattito sull’eutanasia e l’accanimento terapeutico.